Chissà se i goti Muzolone e Carienta sono veramente vissuti su queste colline. La loro storia è narrata in un libro di don Domenico Colicelli, pubblicato nel 1935, in cui si legge che i due giovani, uniti in matrimonio, abbiano dato origine alla signoria dei Trissino, i più ricchi latifondisti della Valle dell'Agno per molti secoli.
Non esiste documentazione affidabile in merito, ma la gente rimane affascinata da queste leggende, quindi le alimenta e le tramanda. I Goti, barbari della Pannonia, dopo aver dominato l'Italia per circa sessant'anni, subirono una decisiva sconfitta ai piedi del Vesuvio, da parte di Narsete, generale dell'imperatore Giustiniano. I superstiti si ritirarono e varcarono le Alpi. Alcuni, durante la fuga, trovarono rifugio sulla collina di Muzzolon, dove si insediarono. Altri testi storici più attendibili parlano di popolazioni germaniche bavaresi, come quelle che avrebbero colonizzato il territorio e che diedero origine alla gente che ancora oggi vi abita.
Anche "l'Omo della roccia", sperone roccioso sopra il paese, è una denominazione di origine leggendaria: il demonio distrusse e seppellì una contrada, i cui abitanti conducevano vita immorale. Il ritrovamento di oggetti in seguito a scavi in quel punto, alimentarono la fantasia. Vicino a questo roccione passa la famosa Pista Veneta, sentiero di pastori che da Novale porta a Monte di Malo, praticato qualche millennio avanti Cristo.
La prima data riferita a una costruzione religiosa nell'abitato di Muzzolon è del 1419, perché esiste un testamento di una persona desiderosa di essere seppellita nel "poliandro" (sepolcro per più defunti, n. d. ) della chiesa di San Marco Evangelista e il primo nome risultante di un parroco è quello di Guarniero di Alemagna, del 1434.
La parrocchia di Muzzolon fu istituita e soppressa più volte tra il XV e il XVI secolo, finché nel 1530, con una bolla vescovile, fu elevata definitivamente a parrocchia indipendente da Cornedo, seppur facente parte di quel comune. Tra Muzzolon e Cornedo, tra i relativi parroci, esistevano controversie a causa delle contrade Pretti, Crestani e Cerati, che volevano usufruire della chiesa di San Marco, scontrandosi con il parere negativo dell'arciprete di Cornedo. Anche le pretese giurisdizionali di quest'ultimo sulla chiesa di Muzzolon, furono respinte e soppresse con la stessa bolla del 1530 dal vescovo di Vicenza Nicolò de Rodolfi.
Rimase a lungo un solo obbligo, cioè imporre al parroco di Muzzolon di recarsi il sabato santo nella chiesa di Cornedo per assistere alla benedizione pasquale offrendo un cero e una libbra di cera in segno di rispetto. Si riscontrava che anche nel 1630, alcune contrade di Cornedo dislocate molto più vicine a Muzzolon desiderassero essere annesse a quest'ultima parrocchia, ma la loro richiesta fu respinta. Tutte queste domande e malcontenti secolari si risolsero definitivamente dal 15 aprile 1927, data nella quale il vescovo Ferdinando Rodolfi fece annettere alla parrocchia di Muzzolon le contrade Crestani, Bassani, Tisi, Bastianelli e Colombara.
Pochi decenni prima, il parroco don Antonio Magnaguno (1890-1903) diede una significativa svolta alla parrocchia con innovazioni di carattere materiale e spirituale che gli seppe istituire e curare. L’attuale chíesa di S. Marco evangelista conserva importanti testimonianze artistiche, del passato: un bassorilievo in pietra dipinta della Madonna in trono con il bambino benedicente, S. Agostino vescovo e San Rocco protettore dalla peste; più in alto, l'Eterno, la colomba dello Spirito Santo, l'Annunciazione con l'arcangelo Gabriele con tre gigli in mano. Quest'opera proviene dalla chiesetta di S. Rocco in Muzzolon del 1630.
Gli altari di S. Marco evangelista del 1713 e quello della Madonna del Rosario del 1714 sono stati recuperati dalla vecchia chiesa, testimonianze della scultura barocca.
Attualmente la Parrocchia di San Marco Evangelista in Muzzolon fa parte dell'Unità Pastorale "San Sebastiano" assieme alle Parrocchie di Cornedo Vicentino, Spagnago e Cereda.
Sotto la guida di pastori illuminati la comunità di Muzzolon mantiene primati invidiabili e ha dato risposte esemplari per che riguarda l'arte sacra.
Sopra la chiesa, c'è una grande sala da musica che dà opportunità ai giovani di studiare vari strumenti, ha formato validi organisti che mantengono viva la tradizione del coro e dell’organo.
Muzzolon ha il vanto di aver dato i natali a due figure illustri in ambito religioso: il padre Beato Kirker e padre Luigi Sodiro. Il primo (1652-1730), dell'ordine dei Francescani minori osservanti riformati, fu teologo, filosofo, mistico, storico, che ci ha tramandato varie sue opere manoscritte. Il secondo (1836-1909), sacerdote gesuita, fu dotto e pio religioso, distinguendosi in lavori scientifici svolti a Quito in America del Sud, dove visse e operò per trentotto anni, prima come missionario che condivise pene e privazioni con le tribù indigene e poi naturalista e scienziato che insegnò all'università di Quito.
Recentemente è unscito il libro VALDARIETE ad opera di Maddalena-Menato (ed.Mediafactory) in cui si ricostruisce la presenza a Muzzolon di un insediamento celtico in epoca pre-cristiana.
Chi furono i primi abitatori delle valli dell'Agno, del Chiampo e del Leogra? Da dove venivano i nostri antichi progenitori? Erano Reti, abitanti dei monti? Oppure erano Veneti o Euganei, abitanti della pianura? Erano, forse, Etruschi? Oppure erano Germani o Cimbri, provenienti dalla lontana Baviera? O erano altro ancora. In questo libro Gloria Maddalena e Marilì Menato ci offrono una lettura davvero delle antiche origini dall'Età del Ferro (V-II sec. a.C.) fino all'epoca romana. Con una rigorosa ricostruzione documentale, le autrici ci svelano l'inequivocabile presenza dei Celti nelle nostre valli, introducendoci nell'affascinante mondo di questo antico popolo attraverso i loro usi, i loro costumi, la loro spiritualità, i loro simboli sacri, la loro vita quotidiana.